Leone XIV, eletto come 267º Papa della Chiesa cattolica, si è subito trovato a dover affrontare le complesse questioni legate all’intelligenza artificiale . Sin dai suoi primi giorni di pontificato, ha espresso l’importanza di orientare questa tecnologia verso il bene comune e la dignità umana. Le sue dichiarazioni iniziali hanno suscitato interesse e dibattito su come la Chiesa intenda rispondere alle sfide poste dall’era digitale.
Le prime parole di Leone XIV sull’IA
Dopo la sua elezione, Leone XIV ha parlato della questione dell’intelligenza artificiale durante un incontro con i Cardinali. Ha fatto riferimento al suo predecessore Leone XIII e alla necessità di affrontare l’attuale “rivoluzione industriale”, sottolineando che gli sviluppi tecnologici devono essere guidati da principi etici. Il Pontefice ha messo in evidenza che l’IA presenta sia opportunità sia rischi per la dignità umana, giustizia e lavoro.
Due giorni dopo, nel consueto incontro con i rappresentanti dei media nell’Aula Paolo VI, ha ribadito che la missione della Chiesa diventa ancora più cruciale in questo contesto. Ha esortato tutti a utilizzare questi strumenti tecnologici per il bene collettivo e non solo per interessi individualistici o corporativi. La responsabilità deve essere condivisa da tutti i membri della società in base ai loro ruoli sociali.
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Queste affermazioni indicano una continuità con il pensiero del suo predecessore Francesco riguardo all’importanza dell’etica nell’uso delle nuove tecnologie. L’eredità lasciata da Francesco fornisce spunti significativi su come gestire le trasformazioni portate dall’IA nella vita quotidiana delle persone.
Il lascito di Papa Francesco sull’intelligenza artificiale
Papa Francesco è stato uno dei Pontefici più attivi nel discutere l’impatto dell’intelligenza artificiale sulla società moderna. Durante il suo pontificato ha rilasciato numerosi interventi sul tema, evidenziando preoccupazioni etiche legate alla tecnologia emergente. La sua enciclica “Laudato si’“, pubblicata nel 2015, contiene già riferimenti al “paradigma tecnocratico”, mettendo in guardia contro i rischi associati all’eccessivo potere conferito alla tecnologia.
Francesco ha sostenuto che gli strumenti tecnologici non sono mai neutrali; influenzano stili di vita e opportunità sociali secondo gli interessi di specifiche élite economiche o politiche. Ha invitato a rallentare lo sviluppo tecnologico per riflettere sui valori fondamentali che dovrebbero guidarlo.
Nel corso degli anni successivi, Bergoglio ha continuato a sollevare interrogativi cruciali riguardo al futuro del lavoro umano nell’era dell’automazione e della robotizzazione. Ha affermato chiaramente che l’uomo deve mantenere un ruolo centrale nello sviluppo tecnologico senza esserne schiavizzato o sostituito dalle macchine.
Intelligenza artificiale e Chiesa: la questione della dignità umana
Un altro aspetto fondamentale toccato da Papa Francesco riguarda la dignità umana in relazione all’intelligenza artificiale. Nel gennaio 2016, durante un messaggio al World Economic Forum , egli avvertì del rischio che le macchine possano sostituire gli esseri umani nei lavori tradizionali senza considerare le implicazioni morali ed etiche collegate a tale cambiamento.
Francesco richiamò quindi alla necessità di garantire condizioni lavorative dignitose anche nell’era digitale; ogni innovazione dovrebbe contribuire al benessere umano piuttosto che generare disuguaglianze ulteriormente accentuate dalla tecnologia stessa. Questo approccio invita ad una riflessione profonda sulle politiche occupazionali future affinché nessuno venga lasciato indietro nel processo evolutivo delle professioni legate all’innovazione tecnologica.
In diverse occasioni successive agli incontri ufficializzati dal WEF negli anni successivi fino ad oggi si è tornati sul tema del servizio umano rispetto alle innovazioni digitalizzate; ciò implica una continua vigilanza affinché queste ultime siano utilizzate esclusivamente per promuovere valori positivi nella società contemporanea piuttosto che alimentarne divisione ed esclusione sociale tra diverse categorie lavorative o demografiche.
Etica universale e limiti dell’intelligenza artificiale
Nel contesto delle nuove tecnologie emergenti, Papa Francesco ha anche discusso ampiamente sull’importanza dello sviluppo etico degli algoritmi. In occasione del venticinquesimo anniversario della Pontificia Accademia per la Vita, ha redatto una lettera dedicata proprio ai temi relativi a “emergenti”. Qui egli sottolinea come sia necessario orientarsi verso modelli operativi condivisi universalmente basati sui diritti umani.
Il Pontefice avverte inoltre circa i termini fuorvianti utilizzati quando si parla di intelligenza artificiale: “le macchine intelligenti” possono simulare capacità cognitive ma rimangono qualitativamente distanti dalla vera intellettualità umana. Ciò significa riconoscere limiti intrinseci nelle applicazioni pratiche attuali rispetto alle aspettative riposte nei sistemi automatizzati.
L’invito finale resta quello d’impegnarsi affinché tali strumenti vengano progettati rispettando sempre prima d’ogni altra cosa, la persona stessa; un compito complesso ma necessario se vogliamo evitare derive distopiche dove prevalgono logiche puramente utilitaristiche anziché relazionali.
Un’innovazione tecnologica al servizio dei più fragili
Papa Francesco non dimentica mai coloro cui viene negata voce nelle dinamiche contemporanee: in molteplici discorsi pubblicitari ribadisce quanto sia fondamentale proteggere chi vive situazioni vulnerabili attraverso politiche sociali sostenibili capaci di garantire diritti fondamentali anche ai più deboli e marginalizzati.
In questo senso, l’appello rivolto agli investitori è chiaro: il profitto non può sacrificare dignità umane né tantomeno compromettere la qualità della vita individuale delle comunità locali coinvolte nei processi d’investimento economico. È quindi imperativo costruire insieme un futuro migliore dove progresso scientifico possa andare mano nella mano con equità sociale.
Le iniziative concrete messe in campo dalla Chiesa sull’utilizzo responsabile dell’intelligenza artificiale non mancano; nel 2020 si svolge infatti il summit “Rome Call for AI Ethics” che riunisce aziende leader mondiali insieme ad esperti accademici religiosi per discutere linee guida comuni su questo tema cruciale, puntando all’interdisciplinarietà scientifica come strumento efficace per affrontare l’evoluzione delle tecnologie digitali per tutelare l’essere umano stesso.
Questo approccio multidisciplinare dimostra chiaramente quanto siano necessari dialoghi aperti tra diversi settori affinché ci sia una vera integrazione fra scienza, morale, cultura, economia e società; soltanto così potremmo sperimentare noi stessi effetti positivi derivanti dal progresso tecnico-scientifico senza perdere mai d’occhio ciò che è realmente importante: la nostra umanità comune!