Meta vince la causa contro NSO Group: risarcimento di 167 milioni per spyware Pegasus

Meta vince la causa contro NSO Group, ottenendo un risarcimento di oltre 167 milioni di dollari e segnando un passo decisivo nella lotta contro le tecnologie invasive per la privacy degli utenti.
Meta vince la causa contro NSO Group: risarcimento di 167 milioni per spyware Pegasus - Socialmedialife.it

La battaglia legale tra Meta e NSO Group ha raggiunto un esito decisivo, con un verdetto che condanna l’azienda israeliana a versare oltre 167 milioni di dollari a Meta. Questa sentenza non solo rappresenta una vittoria economica per il gigante tecnologico fondato da Mark Zuckerberg, ma segna anche un importante passo avanti nella lotta contro le tecnologie invasive che minacciano la privacy degli utenti in tutto il mondo.

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Origini della controversia legale

Il caso ha avuto inizio nel 2019, quando Meta ha citato in giudizio NSO Group accusandola di aver sfruttato una vulnerabilità dell’app WhatsApp per infettare i dispositivi di oltre 1.400 persone in venti paesi. L’attacco si è rivelato particolarmente insidioso poiché il malware era capace di infiltrarsi nei dispositivi attraverso chiamate video, anche se queste non venivano mai risposte dagli utenti. Questo metodo ha reso l’infezione quasi invisibile alle vittime, molte delle quali erano giornalisti e attivisti per i diritti umani.

L’azione legale è stata motivata dalla necessità di proteggere gli utenti da pratiche invasive e illegali nel campo della sorveglianza digitale. La questione centrale riguardava l’impatto reale del malware sulla sicurezza degli individui coinvolti e sull’integrità della piattaforma WhatsApp stessa.

Dettagli del verdetto

La giuria ha stabilito un risarcimento composto da due parti: 444.719 dollari come danni compensativi e ben 167.254.000 dollari come danni punitivi. Questa disparità tra le due cifre evidenzia l’intento deterrente della sentenza, progettata per scoraggiare future violazioni nel settore della cybersicurezza. Carl Woog, vicepresidente delle comunicazioni globali di WhatsApp, ha descritto il verdetto come “un deterrente fondamentale” contro azioni illegali dirette alla privacy degli utenti.

Durante il processo, i legali di NSO Group hanno sostenuto che WhatsApp non avesse subito danni reali dall’utilizzo del software Pegasus; tuttavia questa tesi non ha trovato favore presso la giuria. L’azienda israeliana si è sempre difesa affermando che il suo software fosse utilizzabile solo su numeri telefonici al di fuori degli Stati Uniti.

Reazioni post-verdetto

In risposta alla sentenza, Gil Lainer, rappresentante di NSO Group, ha dichiarato che questo verdetto rappresenta “un altro passo” in un lungo processo giudiziario e lasciando intendere possibili ulteriori azioni legali o appelli futuri. Ha sottolineato come la tecnologia sviluppata dalla sua azienda sia fondamentale nella lotta contro crimini gravi e terrorismo quando utilizzata da agenzie governative autorizzate.

Meta sta ora affrontando la sfida dell’effettivo recupero dei danni stabiliti dal tribunale; Woog ha già espresso l’intenzione dell’azienda di destinare eventuale risarcimento a organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti digitali globalmente.

Implicazioni future sulla sicurezza informatica

La questione va oltre il semplice risarcimento economico: Meta intende richiedere anche un’ordinanza del tribunale per impedire a NSO Group qualsiasi tentativo futuro mirante a sfruttare WhatsApp o altre piattaforme simili per attività intrusive o illegittime.

Questo verdetto potrebbe segnare una svolta significativa nel panorama della sicurezza informatica globale; stabilendo precedenti importanti riguardo alla responsabilità dei produttori nell’ambito delle tecnologie invasive dedicate alla sorveglianza digitale.

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